Da "Cristianesimo, la religione dal cielo vuoto" Di Umberto Galimberti :
"Caduta l’immutabilità dell’ordine
naturale, come pensavano i Greci, dovuto all’avvento della religione
giudaico-cristiana che pensa la natura come un effetto della volontà di Dio;
caduto Dio con l’avvento dell’umanesimo e della scienza moderna, che hanno
trasferito alla volontà dell’uomo le prerogative della volontà di Dio, ora è
l’uomo a soccombere sotto l’egemonia della tecnica, che non riconosce come suo
limite né la natura, né Dio, e neppure l’uomo, ma solo lo stato dei risultati raggiunti, che può
essere spostato all’infinito, senz’altro scopo se non l’autopotenziamento della
tecnica fine a se stessa. A questo punto anche la storia perde la sua consistenza,
perché la terra, teatro della storia, è resa instabile dalla tecnica, che ha il
potere di abolire la scena su cui l’uomo ha raccontato la sua storia.
Il risveglio religioso, in tutte le diverse forme a cui oggi assistiamo, non deve trarre in inganno. Esso è solo un sintomo dell’inquietudine dell’uomo contemporaneo che, cresciuto nella visione della tecnica come progetto di salvezza, oggi percepisce all’ombra del progresso la possibilità di distruzione, e all’ombra dell’espansione tecnica la possibilità di estinzione."
Il risveglio religioso, in tutte le diverse forme a cui oggi assistiamo, non deve trarre in inganno. Esso è solo un sintomo dell’inquietudine dell’uomo contemporaneo che, cresciuto nella visione della tecnica come progetto di salvezza, oggi percepisce all’ombra del progresso la possibilità di distruzione, e all’ombra dell’espansione tecnica la possibilità di estinzione."
Se l’unica regola diventa il raggiungimento di un risultato e il risultato diventa un’asticella che si deve alzare all’infinito e’ elementare prefigurare un momento in cui quell’asta sara’ troppo alta per essere superata se viviamo all’interno di una stanza che ha un soffitto . Il nostro soffitto e’ costituito dal pianeta in cui viviamo con i suoi confini e le sue risorse limitate e le condizioni ambientali che consentono la vita solo in determinate condizioni .
Ma il senso del limite per il liberismo e per la tecnica che lo supporta non appartiene al suo dna e cosi si pensa, ad esempio, di risolvere il debito di una nazione chiedendo sempre nuovi sacrifici in termini di tassazioni e di riduzione di servizi che rappresentano anch’essi un’aumento di spesa per i singoli cittadini . Ne consegue un’impoverimento generale che alimenta diminuzione dei consumi e perdita di posti di lavoro e quindi un’ulteriore impossibilita’ di far fronte ad un debito che non viene piu’ ridimensionato . Si strangola progressivamente il debitore che cosi’ non sara’ mai piu’ in grado di far fronte ai suoi impegni . Quella crescita infinita che si vorrebbe realizzare diventa paradossalmente una decrescita , ma una decrescita infelice, perche’ non spiegata e anzi fatta passare per una strategia di crescita a lungo termine .
Le risorse esistono, ma rimangono nella mani di pochi privilegiati anziche’ essere ridistribuite perche’ il liberismo, al contrario del comunismo, non prevede la distribuzione delle ricchezze . Tutte le manovre economiche finiscono cosi per essere a carico non della collettivita’ , ma solo della parte piu’ numerosa e meno abbiente . Eppure, in un mondo dove le risorse si esauriscono, l’unico sistema possibile e necessario dovrebbe essere quello che prevede la redistribuzione delle ricchezze accumulate nel tempo, anziche lo sfruttamento e l’accumulo nelle mani di pochi di quelle ancora disponibili .
Il 12 agosto di quest’anno è scoccato l’Earth Overshoot Day, cioè il giorno in cui il genere umano ha consumato tutte le risorse disponibili sul pianeta per l’anno in corso (e che negli anni Settanta scoccava ancora a fine anno). Questo significa che dal 13 agosto le risorse di vita dell’umanità sono in perdita: dato che i conti sono in rosso, per arrivare a fine anno si deve dar fondo alle scorte, e così nel 2013 l’Earth Overshoot Day sarà ulteriormente anticipato. Il “debito pubblico” di cui dobbiamo preoccuparci di più, dunque, è quello con il pianeta che potrebbe lasciarci senza cibo, né acqua, né energia.
Un proverbio pellerossa dice che il mondo non ci appartiene, ma l’abbiamo in prestito dai nostri figli.Questo insegnamento deve improntare ogni nostra azione, perché le risorse non sono inesauribili, e invece noi consumiamo il mondo come se ne avessimo un altro a disposizione; questa è una follia su cui i politici, a tutti i livelli, hanno una responsabilità enorme. Questo costituisce il vero “spread” ambientale di cui dovremmo davvero farci carico .