Tweet Senza Prometeo: luglio 2013

giovedì 11 luglio 2013

L'ultima collina



Adiemus  Musica di Avatar


Ero arrivato finalmente, o dovrei dire inaspettatamente . Eppure sembrava cosi lontana . Una volta neppure la pensavo . Non mi importava della collina e che fosse la piu’ alta e che da quassù si potesse rimirare tutta la strada percorsa.
Eccomi e mi ritrovo seduto sotto questa quercia secolare su questa pietra levigata ad osservare ciò che si stende a perdita d’occhio . 
Ero partito da lontano , da una  pianura che si perde sullo sfondo dell’orizzonte ormai immerso nel velo di una nebbia sottile, quella nebbia che amo chiamare tempo e che diventa piu’ spessa man mano che vi ci si allontana. 
Su quella pianura c’è ancora la mia casa che mi vide bambino e poi adolescente , c’è una citta’ padana all’incrocio tra Emilia, Lombardia e Piemonte con i suoi campanili , con quelle vie percorse tante volte , con le mie scuole : Giordano Bruno, Alessandro Manzoni, Guglielmo Marconi
Gli amici di un tempo , gli amori di un tempo, che nel tempo si perdono insieme alle emozioni , alle paure, ai desideri e diventano nebbia sottile dove tutto si confonde e si appiattisce . 
Che ne e’ di Cecilia,Claudia, Orsolina, Franca, Cristina , Lucia , che ne e’ di Carlo, Beppe, Piero, Daniele, Lucio, Luigi, Mario, quando quella pianura e quella vita erano tutto, erano solo il presente.
Un giorno lasciai alle spalle quella pianura , amaramente , inevitabilmente per sempre.
200 kilometri eppure e’ stato come viaggiare dalla terra alla luna .
Dalla collina guardo laggiu’ e vedo la lunga strada percorsa , la strada di un esilio dimenticato che mi porta fino a dove sono ora .
 Lasciata la mia pianura arrivai in una citta’ che chiamai deserto e in mezzo al deserto una grande giostra come una trottola gigantesca con un vertice altissimo e una base altrettanto grande . Era la mia destinazione , destinazione deriva da destino .
Su quella giostra campeggiava una grande insegna “ FABBRICA ITALIANA AUTOMOBILI TORINO” . Al vertice della giostra c’era un’uomo che era gia’ un mito amato o maledetto che fosse : Giovanni Agnelli . Alla base chi un poco piu’ in giu’ chi un poco piu’ in su c’eravamo noi , migliaia di vite sradicate per essere piantumate nella grande trottola dalla quale uscivano tante automobiline colorate .
Gente triste usciva dalla trottola di sera per ritornarvi al mattino . Quale era la vera casa ? quel mio cubo di cemento nel deserto della citta' o la trottola stessa .
Nella grande giostra la gente parlava piu’ che a casa sua , un po' perche’ era necessario , per impartire ordini e riceverne bisogna pur parlarsi , un po' perche’ l’uomo e’ un animale sociale e alla fine anche il tuo estraneo se convivente diventava qualcuno , un amico, un nemico, ma qualcuno . Meglio che niente perche’ quelli che stavano in cima alla trottola spesso ci consideravano semplicemente qualcosa .
Il lavoro ti fa crescere esci dal bozzolo e impari a vivere e io imparai non senza sofferenze , illusioni e delusioni .
Con tempo la nebbia era salita e la pianura si allontanava dalla vista e dalla mente , nel deserto incominciarono a crescere piccoli cespugli che diventarono alberi e comparvero di tanto in tanto dei fiori . Il primo , il piu’ importante aveva un volto e un nome che sa di acqua chiara : Marina . 
Conosciuta per caso divenne la prima pagina di un libro , l’introduzione alla conoscenza di una Torino fino a quel momento ostile . Come in una genealogia da lei vennero nuove amicizie e nuovi amori e la vita , quella vera, riprese il suo cammino .
Da quassu’ , da questa collina , vedo chiaramente la strada , vedo il deserto, la giostra e il successivo parco verde fatto di pianure verdissime , vette radiose e abissi oscuri , di paludi e pascoli . Vedo le tempeste e la quiete . La nebbia si alza appena ed e’ ancora tutto li sotto i miei occhi .
Seduto su questa pietra levigata dal vento, sotto l’enorme albero, scorgo il brulicante movimento di tanti esseri umani troppo chini verso terra per accorgersi della collina dove mi trovo . 
Qualcuno scava fosse e taglia gli alberi, altri corrono da una parte all’altra della citta’ freneticamente e poi tornano altrettanto freneticamente .
Da allora la pianura si e’ riempita di giostre a forma di trottola , magari un poco piu’ piccole dove piccoli uomini girano intorno , salgono e scendono come tanti criceti nella loro gabbietta . Qualcuno piu’ in alto da una torre tiene in mano tanti fili al cui terminale piccoli uomini si spostano senza sapere perche’ .
Abbozzo un sorriso amaro : e pensare che anch’io ero la sotto’ , ma avendo avuto sempre l’abitudine di alzare la testa a volte riuscivo a scorgere qualcosa di piu’ , per quanto possibile.
Alle spalle della grande collina si allunga un’ombra e so che quando la nebbia sara’ arrivata anche qui, mi tocchera’ scendere e dovro’ passare da quella parte e al pensiero mi prende un brivido .
Da quella parte cosa ci sara’ ? forse lo stesso nulla da cui sono venuto, laggiu’ in fondo alla mia pianura dove la nebbia ha coperto gia’ ogni cosa.