Tweet Senza Prometeo: ottobre 2014

venerdì 17 ottobre 2014

Orellana e la questione del vincolo di mandato





Per un voto , 161 invece di 160, che hanno decretato nel parlamento il passaggio in aula del DEF,   Orellana, ex M5S   e’ stato al centro di aspre polemiche e della rabbia comprensibile di attivisti e simpatizzanti del movimento che  lo hanno accusato di tradimento .
Messa cosi la cosa e’ difficile dire se si possa parlare di tradimento nello specifico della votazione essendo Orellana nel gruppo misto e quindi di fatto non piu’ legato al M5S, ma la questione pone altre considerazioni che vanno al di là del comportamento del singolo.
Il tema del vincolo di mandato si pone in quanto, come si sa, i parlamentari non sono legati da questo vincolo, ma bisogna allora chiedersi a cosa dovrebbero essere invece legati .
Chi entra in un partito o in un movimento, se lo fa con onesta’ e senza secondi fini, lo fa perche’ crede in una certa filosofia che riguarda la visione della societa’ e della politica e del modo di mettere in atto azioni volte  a quello che ritiene sia il bene dei cittadini che, per cio’ lo hanno votato .
Il mandato quindi dovrebbe corrispondere all’idealita’ se le due cose ad un certo punto divergono per motivi di coscienza o perche’ non era stato chiaro il progetto insito in quel movimento/partito,  andare ad occupare un’altra    poltrona non vuol dire semplicemente disattendere al mandato , ma , in questo caso si, tradire gli ideali e la filosofia che ci ha mosso verso le scelte fatte in origine , ne consegue che dimettersi da parlamentare è la scelta piu’ onesta e coerente da prendere .
 Nulla vieta poi di candidarsi alle successive elezioni in una compagine piu’ corrispondente alle posizioni riesaminate o creare un nuovo movimento mettendosi in gioco .
Qui veniamo anche ad un’altra considerazione che si pone in modo inverso : la “ fedelta’ alla ditta” ,caso emblematico che riguarda ad esempio molti cosidetti dissidenti del PD .
Se torniamo al discorso di prima , un partito nasce in funzione di una idealita’ altrimenti detta ideologia o piu’ correttamente visione della societa’ . Piu’ egualitaria o piu’ individualista , piu’ volta alla difesa delle classi meno abbienti senza distinzioni o piu’ volta alla difesa di privilegi ( da non confondere con i diritti ) e di posizioni di potere  .
La domanda che dovrebbe sorgere spontanea e’:  nel caso del PD chi ha tradito gli ideali e il mandato ? Chi dissente o chi ha fatto del PD un’alta cosa rispetto alla filosofia originaria ?.
 E’ piu’ importante essere fedeli alla “ditta” cioè al partito, o essere fedeli agli ideali che questo doveva rappresentare ?
 Chi si appella alla fedelta’ al partito trascura l’aspetto piu’ corposo che dovrebbe essere al centro della attenzione non solo dei militanti, ma anche dei loro rappresentanti e in particolare ai Bersani e ai Civati,  cioe’ la fedelta’ agli ideali, perchè in questo caso e’ la “ditta” che ha tradito i suoi e non viceversa .

 Renzi con il suo prepotente ingresso nel PD ha di fatto scippato quella che avrebbe dovuto essere ( il condizionale e’ d’obbligo ) la “mission” di un partito per auto definizione di sinistra , ma forse ci eravamo sbagliati .