Tweet Senza Prometeo: agosto 2013

venerdì 16 agosto 2013

La globalizzazione dello struzzo




 E' singolare come la razionalita' contemporanea quando viene messa di fronte alla prospettiva di un mondo finito , in via di esaurimento , sempre piu' minacciato da rischi ambientali elevatissimi determinati dalla nostra stessa concezione del progresso , si perda cosi facilmente in analisi empiriche e trasmuti nella piu'  fideistica e irrazionale delle soluzioni . La politica dello struzzo si eleva a dogma virtuoso per cui concetti come crescita illimitata, P.I.L. , aumento demografico diventano assiomi inconfutabili . 
 Eppure e' evidente anche agli stolti che il pianeta Terra e' una infinitesima navicella immersa nello spazio cosmico la cui autosufficienza dipende da fattori ben definiti . Non vi e' traccia consistente di inversioni di rotta rispetto ad un percorso suicida dell'umanita' . 
Siamo in questo mondo per strane alchimie irripetibili nel nostro universo conosciuto, mammiferi vanitosi e ciechi destinati per nostra stessa colpa ad estinguerci. 
 La terra non morira‘ con noi , la natura, indifferente alle sorti dell’uomo, continuera’ sotto altre forme la vita che la razza umana sta minacciando attraverso la distruzione delle risorse , l’inquinamento e il riscaldamento globale e la cieca corsa verso un’aumento demografico esponenziale, che è all’origine di tutti i mali . 
Si sente parlare spesso di apocalissi , ma la fine che stiamo gia’ vivendo non e’ come lo spegnersi di una luce, ma un progressivo cammino che porta alla irreversibilita’ dei processi  di autoregolazione ambientale oltre il quale l’azione umana di contrasto, quand’anche ci fosse , non avrebbe piu’ alcun effetto .
Questo porta ad una considerazione piu’ profonda , alla constatazione dell’inutilita’ stessa della esistenza umana su questa terra e anzi alla sua dannosita’. 
Noi rapportiamo la nostra utilita’ solamente in funzione degli altri esseri umani dimenticando che abbiamo obblighi  ulteriori e imprescindibili, abbiamo dimenticato da sempre  la responsabilita’ di mantenere i presupposti per la vita sul pianeta che ci ospita e di cui non siamo i padroni . 
Siamo soggetti alle leggi della natura che a sua volta e’ soggetta alle leggi di un universo in continuo e mutevole movimento . 

Nelle parole di un grande filosofo contemporaneo come Umberto Galimberti  la risposta al nostro essere nel tempo in cui viviamo è quella mancanza di senso che viene concepita in termini negativi come " nichilismo" e che nasconde la consapevolezza inconscia della fine , ma puo' invece rinviare ad un positivo disvelamento dell'inganno epocale subito dalla sudditanza occidentale al pensiero cristiano e religioso in generale che pervade ogni ambito della conoscenza e del sapere anche quando sembra lontano o perfino contrapposto ad esso . 
Solo la presa di coscienza , la consapevolezza , della nostra " finitudine" , del limite , dell'essere dei " mortali " come ci definivano i greci antichi,   puo' sciogliere le illusioni sul futuro e ridarci la forza di sapere  affrontare nel presente di ciascuno le sfide necessarie per la sopravvivenza dell'unica entita' che abbiamo il dovere di salvaguardare : la vita, ma al di la' dell'uomo, nella sua accezione piu' ampia e più disinteressata , quella del pianeta in cui noi viviamo e moriamo e dove hanno il diritto di vivere e morire quelli che verranno dopo di noi . 
Se non ci libereremo dal Dio che e' in noi  , l'illusione di infinito e la cieca speranza  al di la' di ogni ragionevole dubbio, rappresentera'  la fine del genere umano .